Torino, 30 giugno 2025
La serata dedicata al passaggio delle consegne, rappresenta una occasione tanto “istituzionale”, quanto significativamente diversa da ogni altra di incontro rotariano: non solo per la usuale diversità della sede d’incontro (nel nostro caso presso i “Ronchi Verdi”); non solo per la maggiore, significativa “mondanità”, evidenziata dal maggiore numero di ospiti e visitatori, ma soprattutto dalla assenza di quel substrato informativo e culturale che siamo abituati a percepire attraverso le parole dei Relatori invitati nelle cene per così dire “normali”, ravvivate da domande ed interrogazioni, anche, a volte, di dissenso con l’oratore ufficiale. Il passaggio delle consegne, che ormai segue un iter consolidato, attraverso il riconoscimento dedicato a chi per il Consiglio Direttivo ha meritato l’attribuzione di una pubblica segnalazione (quattro sono state le “PHF” attribuite a Valeriano Ferrari, Fabrizio Fracchia , Angela Galloretti e Giancarla Minelli) e poi per l’indicazione degli ospiti, nel nostro caso anche provenienti dal Club/Contatto di Nizza (ad alto livello: Presidente e Past), che hanno fatto sì che l’incontro fosse connotato dall’ulteriore Inno francese della Marsigliese . Il Presidente uscente e il Presidente incoming, esposto i loro discorsi, il primo, ha riassunto l’attività prestata e il secondo ha illustrato una iniziativa assolutamente in linea con l’amicizia rotariana. Giancarla Minelli ha infatti presentato una sorta di “quadro/collage”, costituito dai Collari dei tre Clubs, da cui è scaturito questo nostro attuale: iniziativa che ha permesso di rilevare visivamente la lunga storia dei nostri Clubs torinesi, e le radici in cui affonda quello “presente e vivo” (Giacomo Leopardi, L’Infinito). Ma questa è – deve essere –l’occasione per una più profonda considerazione: ogni passaggio di consegne non rappresenta “l’anno vecchio che va via” e “l’anno nuovo che sopraggiunge”: ma rappresenta il continuus che è l’humus del Rotary stesso, che non può e non potrebbe vivere se non nelle diversità da cui trarre perduranti ispirazioni: e vorrei ricordare il motto americano: “e pluribus unum” non solo, o non tanto per l’origine del Rotary International, ma perché le divisioni e le contrapposizioni sono il contrario in re ipsa dello spirito rotariano, nel cui àmbito ogni conflitto va risolto, non solo nell’altrui rispetto, ma nella consapevolezza dell’arricchimento che discende da ciò che non è mai uguale a se stesso. Mattia Savio e Giancarla Minelli sono verosimilmente portatori di immagini non sovrapponibili del Rotary, ed il riconoscimento pubblicamente attribuito a Giancarla per la sua attività di service a favore degli altri e dei più deboli, non si contrappone alle ricerche culturali e storiche/politiche, gestite nell’anno passato da Mattia: ma rappresentano entrambe due facce della stessa medaglia.
a cura di Valeriano Ferrari







