Torino, 27 gennaio 2025
La serata, che ha avuto certamente successo, a giudicare dai numerosi interventi e dalle domande poste al Relatore, avrebbe potuto essere connotata da un amarcord sui (più o meno) “bei” tempi passati (ma il distico completo di Orazio connota come bisbeticus difficilis – scontroso e permaloso – colui che loda il passato, in verità rimpiangendo di essere stato allora ragazzo); invece, così non è stato, per la vivacità con cui Zaccarelli ha rammentato le sue prime esperienze fuori casa (ricordiamoci:… ancora anni 60!) – inviato dalle Marche a Catania, con l’obbligo familiare non solo morale di studiare, ed affidato ad una tutrice che a lui ed altri giovani “tirava le orecchie” -; poi trasferito a Verona, indi con vari passaggi in squadre via via di maggiore livello, al TORINO, dove si formò sostanzialmente una vera e propria famiglia, connotata da sinceri rapporti amicali ed da un rapporto fra la squadra e la dirigenza a volte paternalistico, ma molto diverso da quello possibile nello “spettacolo” (business) in cui si è trasformato lo sport; molti sono stati i ricordi, fra cui ha spiccato quello di Gigi Radice, aperto ad esperienze di altri, innovative a fronte di altre attività sportive: non solo un allenatore, ma un manager del calcio; ma non è mai emerso un vero, aperto rimpianto, bensì, che alla stregua delle risposte fornite, la presa d’atto di un tempo cambiato e che non è possibile fermare.
Non è possibile, stando alle parole di Zaccarelli, che cerca di vivere nel presente, (insegnamento di cui dovremmo tutti essere consapevoli e cercare di condividere) sviluppare confronti fra epoche differenti: fra un mondo che era da poco uscito dalla guerra e da poco si avviava al benessere, con una società in rapida trasformazione da rurale a cittadina, con la società adesso, di quasi post-consumista e ben diversamente caratterizzata dall’accesso alle informazioni.
L’insegnamento da trarre da quanto ascoltato, nella relazione e nelle risposte, è che occorre vivere nel momento presente, con la massima disponibilità a cercar di comprenderlo, ciò che non significa condividerlo in tutto e per tutto, ma per essere inseriti, pur nel decorso degli anni, nella società in cui viviamo (anche se può permanere, nella fattispecie, un malinconico ricordo del mondo senza “procuratori” e senza “cartellini zero”, che per molto tempo non potrà tornare).
