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Incontro con RENATO ZACCARELLI, centrocampista della nazionale italiana di calcio di Enzo Bearzot nei Mondiali in Argentina del 1978.

Incontro con RENATO ZACCARELLI, centrocampista della nazionale italiana di calcio di Enzo Bearzot nei Mondiali in Argentina del 1978.

Torino, 27 gennaio 2025
La serata, che ha avuto certamente successo, a giudicare dai numerosi interventi e dalle domande poste al Relatore, avrebbe potuto essere connotata da un amarcord sui (più o meno) “bei” tempi passati (ma il distico completo di Orazio connota come bisbeticus difficilis – scontroso e permaloso – colui che loda il passato, in verità rimpiangendo di essere stato allora ragazzo); invece, così non è stato, per la vivacità con cui Zaccarelli ha rammentato le sue prime esperienze fuori casa (ricordiamoci:… ancora anni 60!) – inviato dalle Marche a Catania, con l’obbligo familiare non solo morale di studiare, ed affidato ad una tutrice che a lui ed altri giovani “tirava le orecchie” -; poi trasferito a Verona, indi con vari passaggi in squadre via via di maggiore livello, al TORINO, dove si formò sostanzialmente una vera e propria famiglia, connotata da sinceri rapporti amicali ed da un rapporto fra la squadra e la dirigenza a volte paternalistico, ma molto diverso da quello possibile nello “spettacolo” (business) in cui si è trasformato lo sport; molti sono stati i ricordi, fra cui ha spiccato quello di Gigi Radice, aperto ad esperienze di altri, innovative a fronte di altre attività sportive: non solo un allenatore, ma un manager del calcio; ma non è mai emerso un vero, aperto rimpianto, bensì, che alla stregua delle risposte fornite, la presa d’atto di un tempo cambiato e che non è possibile fermare.
Non è possibile, stando alle parole di Zaccarelli, che cerca di vivere nel presente, (insegnamento di cui dovremmo tutti essere consapevoli e cercare di condividere) sviluppare confronti fra epoche differenti: fra un mondo che era da poco uscito dalla guerra e da poco si avviava al benessere, con una società in rapida trasformazione da rurale a cittadina, con la società adesso, di quasi post-consumista e ben diversamente caratterizzata dall’accesso alle informazioni.
L’insegnamento da trarre da quanto ascoltato, nella relazione e nelle risposte, è che occorre vivere nel momento presente, con la massima disponibilità a cercar di comprenderlo, ciò che non significa condividerlo in tutto e per tutto, ma per essere inseriti, pur nel decorso degli anni, nella società in cui viviamo (anche se può permanere, nella fattispecie, un malinconico ricordo del mondo senza “procuratori” e senza “cartellini zero”, che per molto tempo non potrà tornare).