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Premio Caccia 15 maggio 2024

Premio Caccia 15 maggio 2024

Il Rotary si apre alla società: in vista della cerimonia del Premio Caccia, incontriamo la dirigente scolastica dell’Istituto Bruno Caccia di Torino.

Presso il Centro Congressi Unione Industriali si è svolta la cerimonia di consegna annuale del Premio al merito civile Bruno Caccia alla Prof.ssa Franca Fagioli e del Premio allo studio Bruno Caccia al dott. Alessandro Piovano per l’anno rotariano 2023-24.

La cerimonia, alla presenza di un foltissimo pubblico, è stata sobria ma intensa, partecipata ed emozionante. Impreziosita dall’intervento della Dott.ssa Cristina Caccia (era presente anche la Dott.ssa Paola Caccia), ha visto prendere la parola il Governatore, i premiati (che non si sono limitati a ringraziare, ma, pur nel segno della sintesi, hanno colto perfettamente il senso del premio e la coerenza del riconoscimento rispetto al loro impegno professionale e civile), Ruben Di Vincenzo, Presidente del Rotary Club Lagrange ed è stata allietata dalla partecipazione di una rappresentanza di bambini dell’Istituto comprensivo Bruno Caccia, accompagnati dalla Prof.ssa Mancinelli, la quale ha ricordato che la memoria va coltivata e tramandata, coinvolgendo le nuove generazioni. 

(discorso del Presidente)

Il 26 giugno 1983 Bruno Caccia veniva ucciso dalla criminalità organizzata, che Egli, Procuratore della Repubblica, combatteva con tutte le sue forze.

Siamo qui per onorarne la memoria, ricordando, ancora una volta, quel fatto storico terribile.

Un fatto fissato in modo indelebile nel tessuto della storia della nostra Nazione e della nostra comunità.

Si suole dire che, a differenza della storia (che guarda oggettivamente a fatti stabilizzati: emblematica è l’espressione “passare alla storia”), la memoria sarebbe selettiva. 

Oggi, invece, celebriamo e alimentiamo una memoria condivisa e corale.

In ogni caso la storia e la memoria collettiva concernono la figura pubblica di Bruno Caccia.

Ci sono però anche una memoria e molti ricordi individuali.

Ovviamente, in primo luogo, vi è il ricordo privatissimo dei familiari e degli amici più stretti: sfera, questa, intima, intangibile e da rispettare con cura e riserbo.

Vi è poi il ricordo degli amici e dei gruppi di persone che, nei vari contesti, hanno avuto il privilegio di conoscere Bruno Caccia: si coglie, da questo punto di vista, un primo collegamento con il Rotary, perché Bruno Caccia è stato rotariano; prima del Club Aosta, poi Susa Val Susa e 45° Parallelo. 

L’appartenenza al Rotary è poi proseguita da Guido Caccia, socio onorario del Club Torino 1958 in cui è confluito il Club 45 parallelo.

Alcuni (ormai pochi) magistrati e rotariani presenti lo ricordano anche come maestro, amico brillante, uomo di cultura.

Il cenno mi induce a spiegare, spaziando dal nucleo della figura privata fino a lambire la dimensione pubblica, il senso e le ragioni plurime di questo momento e di questa cerimonia.

Sul versante – per così dire – meno pubblico, addirittura a distanza di più di 40 anni, permangono i valori dell’amicizia rotariani che hanno spinto Il Rotary a ricordare un suo socio in modo istituzionalizzato, coinvolgendo tutti i Club dell’area Torinese.

Con il sostegno del Distretto, il Rotary lo ha fatto per decenni e continuerà con lo stesso impegno e con la stessa convinzione. Questa traccia profonda e salda nel tempo mi pare una traiettoria degna di essere rimarcata.

Inoltre, vogliamo ricordare – rivolgendoci alla società civile – un simbolo pubblico: siamo di fronte a uno di quei casi in cui l’esistenza di una persona integra e coraggiosa diventa elemento di storia collettiva e nazionale; ed è un dovere civico coltivare il valore della memoria di un grande servitore dello Stato, ricordandone il sacrificio. 

Sono presenti in sala alcuni bambini, allievi dell’Istituto comprensivo Bruno Caccia di Torino: direi loro che quello che facciamo – cioè coltivare la memoria – è un vaccino prezioso contro l’indifferenza. Ha detto un sopravvissuto alle persecuzioni del secolo scorso: é tempo di inserire l’undicesimo comandamento: mai essere indifferenti.

Infine, è anche una questione di valori (nostri, ma al contempo) universali.

Bruno Caccia è noto per la sua integrità e per la sua determinazione nel perseguire la giustizia; era dedito alla tutela della legalità e dei diritti dei cittadini.

Ricordare Bruno Caccia significa anche riconoscere il valore della vita umana e della pace, nonché il costo infinito e scandaloso del loro sacrificio. 

Tutti questi, come dicevo, sono valori rotariani. 

Traguardando quella tragica vicenda, ciascuno di noi fa un salutare esercizio di introspezione e di riflessione: amplificati, cristallini, limpidi e nobilitati, ritrova e scorge molti dei valori in cui ci riconosciamo; anzi: l’esperienza estrema ci appella affinché ci sforziamo di essere alla altezza di quei valori.

Un’ultima risposta alla domanda sul perché di questa celebrazione o, meglio, del suo taglio e del suo incedere.

È sufficiente la memoria fine a se stessa? 

È comunque importante, almeno se coltivare la memoria non significa solo evitare l’oblio del passato, ma diventa impegno per il futuro. 

Qui emerge però la volontà di realizzare qualcosa di tangibile per il presente, oltre che di simbolico in una dimensione che lo trascende: consegnare premi che esprimano l’apprezzamento per l’opera di soggetti con meriti peculiari.

Il premio, in fondo, implica un allineamento dell’esistenza dei premiati con la figura di Bruno Caccia.

Solo apparentemente questo allineamento è meramente istantaneo o solo ideale; in realtà, esso è concreto e duraturo, perché opera nel tempo, posizionando lungo una linea immaginaria, ininterrotta, la vita delle persone, collegando per sempre l’impegno attuale a una figura straordinaria del passato. 

In tal guisa, si rafforzano (o, almeno, questo è uno dei nostri intenti e la nostra speranza) il senso di comunità e le comunità in cui tutti viviamo.